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Scripta Nova
REVISTA ELECTRÓNICA DE GEOGRAFÍA Y CIENCIAS SOCIALES
Universidad de Barcelona. 
ISSN: 1138-9788. Depósito Legal: B. 21.741-98
Vol. VIII, núm. 170 (1), 1 de agosto de 2004

REALTÀ  E  IMMAGINAZIONE  NELLA  QUALITÀ  DELLA  VITA

Giacomo Corna - Pellegrini
Istituto di Geografia Umana  -  Università degli Studi di Milano


 Realtà e immaginazione nella qualità della vita (Resumo)

La qualità della vita, pur essendo una realtà, non è sostanzialmente misurabile, perché è frutto di una percezione mutevole a seconda delle circostanze. Essa ha certamente  delle componenti precise e quantificabili, ma viene percepita non soltanto nella sua realtà, ma anche nel confronto con altre possibilità di vita terrena e perfino ultraterrena, che possono rendere la propria stessa esistenza più o meno stimabile, più o meno accettabile. Questo confronto è anche una molla importante all’ agire per modificare la propria qualità della vita, oppure semplicemente per difenderla, oppure ancora per ritenerla indifferente ai veri valori dell’ essere. Bisognerebbe dedicare nuovi sforzi per capire meglio di che cosa si compongano la qualità e gli stili di vita dei diversi popoli, da dove derivino, come possano migliorare o peggiorare. Capire la varietà delle culture del mondo è sempre stato importante, ma oggi è essenziale per l’ intersecarsi sempre più profondo di quelle culture tra loro, quindi per gli inevitabili confronti che ciò propone. Lo stesso multiculturalismo si può affrontare soltanto attraverso una maggiore conoscenza delle peculiarità culturali di gruppi diversi, che siano costretti a convivere. Procedere nelle ricerche di Geografia culturale potrà dunque forse rappresentare un contributo di grande importanza per il nostro futuro.

Parole chiave  geografia culturale, qualità della vita, immaginazione


Reality and imagination in life quality (Abstract)

Life quality even if it is a reality cannot actually be measured, as it comes from a changeable perception depending on different circumstances. It has certainly got some exact and quantifiable components, but it is perceived not only in its own reality but also comparing it to other opportunities in the life on this earth or even in afterlife, opportunities which may male our existence more or less valuable, more or less acceptable. This comparison is also an important mainspring when we are working in order to modify our life quality or simply to defend it or also when we consider it unimportant for the true values of life. We should dedicate new efforts to better understand what life quality and style are composed of, where they come from, how they can improve or get worse. Understanding the variety of the culture in the world  has always been important, but today it is essential because of the deeper intersection of those cultures, and therefore for the unavoidable comparisons that this suggests. The multiculturalism itself can be afforded only through a better knowledge of the cultural characteristics of the different groups, that are compelled to live together. Carrying on the research of Cultural Geography may therefore represent a very important contribution for our future

Key words   cultural geography, life quality, imagination


Tecnologie avanzate e sottosviluppo

La competizione commerciale tra i Paesi più forti ed economicamente avanzati rende spesso auspicabile lo studio di nuove tecnologie produttive, sempre più sofisticate ed efficienti, nel migliorare la qualità dei prodotti e ridurne il costo di produzione. In particolare la competizione tra Europa, da una parte, Stati Uniti, Giappone, ma ormai soprattutto anche Cina dall'altra, rendono il problema di tutta attualità. Il presupposto necessario di una maggiore competitività, sia in termini qualitativi che di costi di produzione, è un continuo approfondirsi ed ampliarsi della ricerca scientifica, soprattutto nei settori della tecnologia produttiva.

Di fronte a indubbie esigenze delle economie avanzate (come quelle europee), in competizione tra loro, poca o nulla attenzione sembra esservi però alla circostanza che la contropartita di questi legittimi sforzi di incessante modernizzazione  nelle produzioni, e poi nella vita stessa dei popoli tecnologicamente all'avanguardia, è il loro distanziarsi sempre più dalle capacità produttive e dalla qualità della vita dei Paesi economicamente arretrati. Inevitabile conseguenza del crescente divario delle tecnologie produttive dei  Paesi ricchi, rispetto a quelle dei Paesi poveri (in un contesto di rapporti e comunicazioni sempre più globali) è il crescente desiderio, presso le popolazioni dei Paesi sottosviluppati, di agganciarsi alla qualità della vita dei Paesi più ricchi, immigrandovi con qualunque mezzo e a qualunque prezzo. Da questa drammatica problematica e, più in generale, per alleviare la sofferenza della povertà nel mondo, nasce lo sforzo di trovare le giuste vie per crescita e ammodernamento delle economie sottosviluppate, cercando di adeguarle a quelle dei Paesi modernizzati. Il problema è certo di investimenti aggiuntivi a quelli possibili da parte di economie povere, ma è ancor più di una nuova e diversa cultura, una capacità cioè di utilizzare gli strumenti che la tecnologia modernizzata offre ai Paesi più ricchi, che a loro volta l'hanno conquistata con progressi tecnologici costanti e spesso dolorosi.

In decenni passati si era sperato (da parte di chi crede nella modernizzazione) che l'evoluzione dal sottosviluppo allo sviluppo potesse realizzarsi, nei Paesi del Terzo Mondo, senza dover ripercorrere la lunga strada dell'evoluzione culturale e tecnologica che i Paesi industrializzati hanno condotto durante due secoli. Si pensava cioè di innestare direttamente, in quelle realtà, tecnologie dell'ultima generazione, come prometteva, ad esempio, la cosiddetta "educazione programmata". Quella speranza è però andata sostanzialmente delusa. Soltanto in poche parti del mondo (soprattutto quelle a cultura confuciana, come dapprima il Giappone, poi le 4 tigri asiatiche, infine ora maggiormente l'immensa Cina), la rincorsa alla modernizzazione culturale e produttiva ha dato i suoi frutti. Altrove la ripetitività del sottosviluppo ha continuato a dominare, e con essa la povertà e il tentativo di fuga di molti verso le regioni più ricche.
 

Capire le culture del mondo

Da quando (sostanzialmente soltanto dopo la Seconda Guerra mondiale), ci si è resi conto della contrapposizione netta tra sviluppo e sottosviluppo, a poco sono valsi e valgono gli aiuti che i Paesi ricchi talora forniscono per lo sviluppo del Terzo Mondo. Senza un trasferimento massiccio di tecnologie moderne nella cultura produttiva e nella vita corrente di quei Paesi, ogni sforzo di crescita resta generalmente frustrato, ovvero si limita a pochi settori produttivi e a classi sociali elitarie, come avviene sistematicamente in molti Paesi dellAmerica Latina. Peraltro, dove si realizza quella trasfusione di tecnologie e di culture, essa stravolge l'identità delle culture locali, come viene lamentato soprattutto in tanti Paesi africani e del Sud Est asiatico. Il prezzo della modernizzazione è spesso infatti giudicato troppo alto, sia dai presunti beneficiari, sia da taluni donatori.

Poche sono le possibilità che queste tendenze risultino capovolte nel prossimo futuro. Uno sforzo maggiore potrebbe però essere fatto nel potenziare una specifica ricerca scientifica, volta a meglio capire le diverse culture, i diversi modi di pensare dei vari gruppi umani, nonché le modalità con cui possano eventualmente ad essi inerire le tecnologie della modernizzazione, senza tuttavia stravolgerli e annullarne l'identità storica, cui tutti i popoli e ogni uomo hanno diritto.  Si tratta di una tipica riflessione di Geografia culturale, sulla quale convergono peraltro anche molte altre discipline, quali la Sociologia, l'Antropologia, l'Economia e la stessa Filosofia.

Il punto di partenza è senza dubbio filosofico: qual è il vero significato della modernizzazione per la vita umana ? Già definire il fenomeno stesso della modernizzazione presenta molti problemi. Problematiche ancora maggiori comporta un giudizio etico su di esso. La ricerca di una migliore qualità della vita sembra sicuramente legittima, ma diventa discutibile se per realizzarla si stravolgono culture e stili di vita radicati nel tempo, espressione talora di grandi civiltà, oppure si comprimono diritti altrui, o ancora si utilizzano risorse terrestri non rinnovabili o si inquina il pianeta. La modernizzazione è sostanzialmente avvenuta nel contesto capitalistico occidentale e democratico: così dapprima in Inghilterra alla fine del'700, poi nel resto d'Europa, negli Stati Uniti. Realizzarla in realtà sociali del tutto diverse può significare anche esportare quel modello sociale. Ci si può peraltro chiedere se essa possa convivere con tradizioni sociali diverse. L'esperienza dei Paesi confuciani sembra confermare questa seconda alternativa, ma non altrettanto si sta realizzando in altre culture, per esempio in quelle animiste o in quelle islamiche. Perfino in contesti europei non democratici (l'ex Unione Sovietica) la modernizzazione si è realizzata, ma con risultati sociali fallimentari.

Modernizzazione e speranza di vita futura

La trasformazione della qualità della vita "modernizzata" pone problemi di rapporto con la speranza di un futuro terreno e ultraterreno. Religioni e grandi filosofie hanno risposte molto diverse a questo proposito. Il Buddismo, ad esempio,  non postula necessariamente una vita ultraterrena; propone che la vittoria sulla sofferenza umana (suo scopo principale) nasca dalla compassione, solidarietà e aiuto reciproco. Dunque, modernizzati o no, il problema principale sembrerebbe un altro, come mostrerebbe, ad esempio, l'esperienza  della società tradizionale tibetana.

Miglioramenti nella qualità della vita appaiono auspicabili per il Cristianesimo, nella misura in cui però essa riguardi tutti i "figli di Dio": la speranza nell'al di là comporta amore di sé e amore del prossimo. Lo spirito penitenziale cristiano sembra peraltro poter rinunciare talora con vantaggio agli aspetti di benessere della vita terrena. Il Protestantesimo cristiano è però ritenuto da taluno addirittura all'origine del capitalismo contemporaneo. Per il mondo islamico la speranza ultraterrena induce addirittura qualche volta al volontario martirio (come è il caso dei kamikaze); la modernizzazione sembra dunque sostanzialmente fuori causa in quel contesto, se non perfino oggetto di odio. Nell'animismo ciò che prevale è una vita spirituale indifferente al contesto materiale (spesso così drammatica): sono gli spiriti degli antenati che si incarnano nei luoghi e negli oggetti e li rendono sacri. Modernizzare la sacralità appare fuori luogo a molti dei suoi protagonisti.

Capire le diverse culture del mondo, di cui il pensiero religioso è spesso componente essenziale, diventa momento fondamentale per chiarire come eventualmente tentare di migliorare la qualità della vita. Ma oltre alla religiosità molti altri fattori influenzano le culture, quindi il loro rapporto con la modernizzazione: per esempio le tradizioni familiari, i costumi di vita, i caratteri naturalistici del territorio. Sia nelle teorie economiche che nella prassi politica, aver impostato il problema della modernizzazione essenzialmente solo nei suoi aspetti economici e tecnologici, ha spesso impedito di capirlo in termini reali, e ancor più quindi di risolverlo. Una ricerca esaustiva in proposito (che riguardi cioè tutti i popoli del mondo) è forse impossibile, se non altro perché le stesse culture cambiano continuamente nel tempo e comunque sono davvero molte e tanto diverse tra loro. Tuttavia sarebbe importante dedicare studi sistematici e generali alla evoluzione culturale delle popolazioni del pianeta nel momento attuale. Non si tratta di mera curiosità, bensì di apporti conoscitivi, essenziali agli indirizzi di sviluppo sociale ed economico da proporre - se qualcuno volesse osare farlo - per il futuro dell'umanità.

Una ricerca su culture e modernizzazione

Per impostare una ricerca su culture e modernizzazione, riprendo alcune esperienze tentate nel mio saggio Il mosaico del mondo- Esperimento di Geografia culturale (Corna Pellegrini, 1998). L'analisi della varie culture del mondo viene lì proposta distinguendo la cultura materiale da quella immateriale. Per quanto possibile, la cultura materiale viene ricordata nel suo specifico rapporto col rispettivo territorio, concentrandosi sui caratteri dell' abitare, vestire, cibarsi  e del lavorare. La cultura immateriale fa riferimento, invece, soprattutto ai rapporti di convivenza tra i componenti del gruppo, alla loro filosofia della vita e a ciò che tra essi appare come prevalente modalità di ricerca della felicità (Claval, 1984). Insomma: al loro modo di pensare (per quanto sia possibile conoscerlo e intuirlo) (Jackson, 1989). Quanto all'immagine del gruppo, si cerca ivi di delineare quella che di esso si ha all'esterno dell'area culturale considerata, per tentare d'indicare anche quale immagine il gruppo abbia di se stesso.

Adattando questo schema di ricerca allo studio dei rapporti tra culture e modernizzazione, bisognerebbe ad ogni fase dello studio proporre una attenzione a ciò che può considerarsi tipico dell'ambiente in esame, prima dell'avvento recente della modernizzazione, e ciò invece che appare come effetto, appunto, di questa ultima. Forse si potrebbe anche stabilire una data di riferimento per scandire i due momenti, anche se essa è in realtà diversa da luogo a luogo. Prendendo, ad esempio, una presentazione dei modelli produttivi di alcuni Paesi per ogni continente, la produzione agricola potrebbe essere esaminata prima della meccanizzazione e successivamente ad essa. Per le produzioni manifatturiere varrebbe il confronto tra modelli artigianali e modelli industriali. Per i consumi domestici si potrebbero contrapporre quelli derivanti da oggetti acquistati sciolti, da quelli dotati di imballo. Così procedendo si accentuerebbe la riflessione sulle modalità con cui, se già presenti, sono stati accolti i processi di modernizzazione della produzione e della vita nei diversi contesti culturali. Ciò non pretenderebbe di avanzare giudizi sul valore etico di tali processi, sul fatto cioè se essi abbiano "migliorato" la qualità della vita, ma semplicemente come essi l'abbiano di fatto modificata.

Sono evidenti le difficoltà di ricerche come queste, che hanno la delicatezza di oggetti mutevoli, per gran parte incorporei, e comunque diversamente interpretabili dai diversi osservatori. Il problema non è però di giungere necessariamente a rappresentazioni univoche, bensì quello di rendere esplicita la trasformazione che i gruppi umani compiono attraverso la modernizzazione e valutare dunque l'impatto di quest'ultimo su di essi. Solo così può diventare possibile anche (ma in altra sede) una valutazione della sua eventuale desiderabilità, ovvero del suo rifiuto.

Tecnologia e speranza nel domani

Il grande fiume di una tecnologia che avanza di continuo domina la scena dell'umanità. Talora procede a piccoli passi; in qualche zona quel fiume si è impantanato e sembra addirittura palude senza movimento. Altrove ha ripreso con scatti improvvisi: la Rivoluzione Agricola del Neolitico, il progredire delle grandi civiltà arcaiche, poi le lente trasformazione della Età di Mezzo, quindi ancora  (almeno in Europa) la Rinascenza e l'Era Moderna, la Rivoluzione Industriale del XIX secolo, poi la rivoluzione informatica del secolo XX. Dopo ognuna delle maggiori novità, il fiume della tecnologia umana ha spesso accelerato il suo scorrere, come si evidenzia oggi nei Paesi a tecnologie più avanzate, mentre le sue acque sono restate stagnanti, ad esempio, in Amazonia, nel Borneo e in qualche altra regione del Sud Est asiatico. Gran parte dell'umanità galleggia comunque su quei flutti più o meno vorticosi della tecnologia e del suo divenire: qualcuno si illude forse di indirizzarli. Sostanzialmente ne siamo tutti più o meno trasportati, anche se nessuno sa bene dove.

Così, sviluppo e sottosviluppo dei diversi territori e popoli della Terra sembrano in precario equilibrio tra l'abbraccio irrespingibile della tecnologia e la seduzione di una speranza che oltrepassi il tempo e la morte. In entrambe le situazioni è l'immaginazione ad avere un ruolo determinante. Immaginando supposte delizie di una vita sempre più modernizzata (da realizzarsi soprattutto attraverso la ricerca scientifica), i detentori delle tecnologie più avanzate cercano nuove esperienze di produzione e di consumo (e sono molto preoccupati della eventuale fuga dei cervelli migliori che potrebbe contribuire a realizzarle). Anche i popoli dei Paesi sottosviluppati, avvicinando soprattutto con l'immaginazione televisiva la vita modernizzata dei Paesi ricchi, si proiettano in quella realtà, spesso la invidiano, cercano di raggiungerla con ogni mezzo. Poi (ma solo più tardi) talora si accorgono "di che lagrime grondi e di che sangue".

Rispetto al fluire possente delle tecnologie innovative, capaci di cambiare in pochi decenni i paesaggi umani (così come di distruggerli), le speranze di un futuro ultraterreno rappresentano invece, per miliardi di uomini, punti di riferimento sicuri. L'immaginazione di ciò che possa attenderli dopo la vita, offre una spinta decisiva ad orientarla attraverso comportamenti a ciò coerenti, o talora addirittura al sacrificio della propria stessa vita.  Tecnologia e speranza nel domani ultraterreno sono due grandi molle del vivere. La tecnologia muove ogni passo partendo dalla realtà, ma utilizza di continuo l'maginazione per volgerla verso nuovi obiettivi, sempre altrettanto concreti. La speranza di un domani ultraterreno felice o il timore di un pessimo domani (il paradiso o l'inferno), consentono invece a molti di liberarsi della realtà di oggi e proiettarsi in un futuro, tanto più luminoso o terribile quanto più esso è creduto certo.

Immaginazione e qualità della vita

L'immaginazione appare dunque come un elemento decisivo per valutare la qualità della vita. La percezione immediata della realtà circostante viene spesso superata dalla immaginazione di una realtà lontana o addirittura di una attesa ultraterrena. Questa capacità della mente, spesso ritenuta estranea a qualsiasi riflessione geografica, si rivela invece elemento decisivo per qualificare un elemento essenziale delle caratteristiche geografiche di un gruppo sociale, quale è la qualità della vita. Anche la Geografia deve dunque tentare di approfondirne il senso e la funzione (Corna Pellegrini, 1993).

Merita riflettere sul termine stesso. Per taluni l'immaginazione è una funzione dell'attività psichica consistente nella produzione di immagini o rappresentazioni mentali, resa possibile dall'accumulo di esperienze percepite. Per altri è invece capacità di elaborare con libertà e fantasia i dati dell'esperienza o i prodotti del pensiero. Per altri ancora essa è la facoltà di pensare senza regole fisse e di associare liberamente i dati dell'esperienza sensibile. Riferita alla qualità della vita terrena, l'immaginazione non riguarda certo l'attualità della vita propria, che semplicemente si percepisce e si può constatare; riguarda invece quella futura, oppure quella di cui altri fruiscono e che potrebbe forse diventare anche la propria. Quanto più quel confronto è possibile, per un apporto comunicativo fattosi più intenso negli ultimi decenni, tanto più può svilupparsi il desiderio di conseguire la qualità di vita che altri possiede. Se quella comunicazione è invece inesistente, anche l'immaginazione resta priva di importanti elementi di partenza. In questi contesti, ma anche a prescindere da essi, e da sempre forse per un bisogno inestirpabile di eternità, si sviluppa l'attenzione alla possibilità e alla speranza di una vita ultraterrena.

Conclusioni

In conclusione sembra si possa dire che la qualità della vita, pur essendo una realtà, non è sostanzialmente misurabile, perché è il frutto di una percezione mutevole a seconda delle circostanze. Essa ha certamente  delle componenti precise e quantificabili, ma viene percepita non soltanto nella sua realtà, ma anche nel confronto con altre possibilità di vita terrena e perfino ultraterrena, che possono rendere la propria stessa esistenza più o meno stimabile, più o meno accettabile. Questo confronto è anche una molla importante all'agire per modificare la propria qualità della vita, oppure semplicemente per difenderla, oppure ancora per ritenerla indifferente ai veri valori dell'essere.

A questo proposito, varrebbero nuovi sforzi per capire meglio di che cosa si compongano la qualità e gli stili di vita dei diversi popoli, da dove derivino, come possano migliorare o peggiorare. Capire la varietà delle culture del mondo è sempre stato importante, ma oggi è essenziale per l'intersecarsi sempre più profondo di quelle culture tra loro, quindi per gli inevitabili confronti che ciò propone. Lo stesso multiculturalismo si può affrontare soltanto attraverso una maggiore conoscenza delle peculiarità culturali di gruppi diversi che siano costretti a convivere. Procedere nelle ricerche di Geografia culturale potrà dunque forse rappresentare un contributo di grande importanza per il nostro futuro.

Bibliografia

BODLEY J. Vittime del progresso. Unicopli: Milano, 1991.

CLAVAL, P. La Geographie culturelle. Nathan Université: Paris, 1995.

CORNA PELLEGRINI, G.  Il mosaico del mondo. Carocci: Roma, 1998.

CORNA PELLEGRINI, G. Realtà, immagine e immaginazione nella carta geografica. Boll. Soc. Geo,. Apr.-giu 1993, p. 185-190.

GALBRAITH J. K. The affluent society. Hamilton: London, 1958.

GEERTZ C. The interpretation of cultures. Basi Book: New York, 1973.

JACKSON, P. Maps of Meaning. Unwin Hyman: London, 1989.

MEYROWITZ, J. Oltre il senso del luogo. L'impatto dei media elettronici sul comportamento sociale. Baskerville: Bologna, 1993.
 

© Copyright Giacomo Corna Pellegrini, 2004
© Copyright Scripta Nova, 2004

Ficha bibliográfica:
CORNA PELLEGRINI: Realtà e immaginazione nella qualità della vita. Scripta Nova. Revista electrónica de geografía y ciencias sociales. Barcelona: Universidad de Barcelona, 1 de agosto de 2004, vol. VIII, núm. 170(13). <http://www.ub.es/geocrit/sn/sn-170-1.htm> [ISSN: 1138-9788]

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